Maestre, esaurimento nervoso e bambine precoci

Posted on

Sono andata all’asilo molto presto. I miei mi raccontano sempre che piangevo disperata perché volevo frequentare altri bambini. A quanto pare mi piaceva tanto urlare dal balcone BIMBIII A SCUOLAAAA e così mi spedirono al nido, con buona pace mia e loro.

Troppi anni d’asilo mi portarono fisiologicamente a essere stanca delle solite cose: stanca della pasta al minestrone, stanca del maestro con la chitarra e stanca di ballare la Lambada (si amici all’asilo Peter Pan ballavamo la Lambada). Questo significava solamente una cosa:

“Signora sua figlia ha bisogno di andare avanti, suggeriamo di farle fare la primina”.

Di colpo una 1985 si ritrovò catapultata in un mondo di 1984 e, quando sei piccola, un anno ti sembra una vita. 

La mia maestra della primina aveva i capelli lunghi, un viso un po’ schiacciato e dopo poche settimane di scuola iniziò a perdere la voce. Fu una cosa graduale, prima un po’ di raucedine, poi peggiorò e alla fine ci ritrovammo con una maestra praticamente afona. Anni dopo i miei mi confidarono la diagnosi della maestra di cui (sorry) non ricordo il nome: esaurimento nervoso.

Durante i primi giorni di scuola, per far colpo sull’insegnante stanca, decisi di scrivere in autonomia una paginetta di “Federica” in stampatello, ma dato che volevo sempre far tutto prima degli altri mi portai avanti:

“Mamma ma la S e la F sono la stessa cosa?”

SI SI.

Vatti a fidare di una madre con una figlia alle elementari e una piccola peste di due anni alla quale badare… com’è come non è scrissi una bella pagina di SEDERICA.

Profetico!

Maestra stanca divenne ancora più stanca.

Questa smania di precorrere i tempi non mi abbandonò neppure negli anni successivi, a quanto pare poi negli anni ‘90 tutto era concesso. Iniziai a frequentare gli scout a 7 anni invece di 8, feci la prima comunione in anticipo di un anno e diventai “una signorina” a 9 anni, una mattina di marzo in cui indossavo dei pantaloni bianchi. Grazie molto divertente Karma. Ah ah ah che ridere.

A un certo punto mi resi conto che non potevo fare in anticipo proprio tutto. Lo stop assoluto arrivò quando chiesi ai miei genitori lo scooter a 13 anni. Sapevo guidarlo, il mio amico D mi aveva fatto fare tanta pratica e poi stavo per iniziare il liceo nessuno avrebbe mai sospettato di me.

NO NO E NO. La legge, il casco, i Carabinieri, il sequestro del mezzo, insomma era davvero troppo.

Questo era un avvertimento, non sarei stata mai più avanti rispetto agli altri, non avevo più un giro di vantaggio, i miei coetanei mi stavano raggiungendo. Lo fecero definitivamente nel 2001 quando, a causa di un problema di salute, persi prima 96 giorni consecutivi di scuola e poi l’anno scolastico. 

Salta un turno ed esci di prigione al prossimo giro.

0 Comments

Leave a comment

Your email address will not be published.

Continuando ad usare questo sito, acconsenti all'uso dei cookies. Altro

La confurazione dei cookies di questo sito, è impostata su "accetta". Continuando ad usare questo sito senza cambiare la configurazione dei cookies o se clicci su "accetta", acconsenti automaticamente all'uso dei cookies.

Chiudi